VENUSIAN/ERIE
Le rondini svolazzano
nel mio cielo
sembra vogliano competere
con i jumbo che atterrano a Orio.
Sono fiero del mio giardino
che straborda di verde.
Persino una capinera
così tanto poetica
ci ha fatto il nido.
I merli quelli
sono inquilini da tempo
lucidi e neri
con i loro vermi in bocca
mi ammiccano
sono io il padrone
ma si fanno anche temere
quando ci guardiamo negli occhi.
Il mio vicino di qui ha tagliato il nocciolo
ora sua madre quasi cieca
sembra vederci meglio.
L'altro
quello di sopra
si sveglia alle sette
di sera
nessuno gli ricorda
che non è ancora l'ora
con queste giornate allungate
per i prelievi sanguigni.
M49
è così che lo chiamavamo
il vicino di là
è morto.
Sembrava non dovesse mai morire
secondo lui
perché quelle cose lì
succedono solo agli altri.
Mio padre
ad esempio
che quando me l'ha fatto intuire
era morto da poco.
È buffo
ma ora sono io che la penso
come lui.
Due anni fa mi aveva regalato
una bacinella di ciliegie
mezze acerbe.
Aveva sempre fretta di raccoglierle.
Quest'anno sono ancora sull'albero.
Sua moglie non le prende più
le mangia direttamente dalla pianta.
Mi chiedo come ci si debba regolare
con il silenzio dei morti.
Quel silenzio che non ha più
nemmeno un timpano
a guidarlo.
I morti vivono in noi
è vero
ma noi
per loro
dove viviamo?
Come se lo sapessimo.
E di quelli che non abbiamo
nemmeno il ricordo del volto
che sono dati a migliaia
in semplici cifre
che fine fanno
nei pensieri?
Sono solo numeri
come le infinite tragedie
che li hanno inghiottiti.
Numeri che servono
forse solo
a rivendicare un qualche pezzo di terra.
Per farne cosa?
Seppellirli?
SE C'È DA FARE LO FACCIAMO
Fai e fai ancora
questo l'hai fatto
questo no.
Fare bene e fare male.
Mi piace quello che mi fai.
Anche se mi hai fatto male.
Lo faccio o non lo faccio?
Fare fa la differenza
altrimenti cosa
dovrebbe farla?
I vivi sono quelli
che si differenziano dai morti
perché fanno delle cose
che i morti non fanno più.
È così che i vivi
sanno di esserlo.
Ma per saperlo
d'essere vivi
si deve fare qualcosa che
ce lo renda presente.
Non basta fare per fare
bisogna essere consapevoli
di quello che si fa.
Solitamente quello che si fa
lo si fa per qualcos'altro.
Lavorare per lo stipendio
ad esempio.
All'opposto
per non far la figura degli alienati
si è presa l'abitudine di dire
che quello che si fa
lo si fa per se stessi.
A me sembra
piuttosto tautologico.
No so
non credo agli opposti
penso siano solo logici.
Lavorare serve a vivere
non c'è dubbio
ma si può anche farlo
senza dimenticare di esserci
in quello che si fa
senza vendere l'anima
o il culo
che poi qui
sono la stessa cosa.
Altrimenti non si è fatto
nient'altro che lavorare
come i muli di un tempo.
E allora che differenza c'è
tra noi e i morti?
TARRABAH
L'ascensione al monte Tarrabah
il libro numero 1
della biblioteca venusiana
verrà presentato per l'ultima volta
a Gargnano
dove tra il 31 maggio e il primo giugno
si terrà la fiera del libro
"Gargnano che legge".
La presentazione avverrà
sabato 31 alle ore 19
presso il Chiostro San Francesco.
È vero
in futuro sono previsti
altri eventi venusiani
ma questo
se lo perdete
l'avete perso per sempre.
Un caro saluto
Attilio